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L'oggi storico è dunque il luogo di prova della perseveranza. Il discorso di Gesù cerca di volgere lo sguardo dei credenti a loro stessi e al fatto che conosceranno opposizioni, tradimenti, odio. C’è una violenza fisica che si scatenerà contro i discepoli di Gesù: “metteranno le mani su di voi” (v. 12), espressione che troviamo anche in Lc 20,19 a indicare l’aggressività scomposta e immotivata che si esprime con gesti fisici. Quindi: “Vi perseguiteranno” (v. 12), che annuncia le persecuzioni dei cristiani nella storia (cf. Lc 11,49), ma ancor prima parla della non sopportazione dell’altro e del diverso che porta a volerlo eliminare dalla propria vita. “Vi consegneranno” (v. 12): il riferimento è anzitutto a ostilità subite da parte di giudei e pagani, come appare dal riferimento a sinagoghe e prigioni, a re e governatori, ma designa anche il fatto che una persona viene trattata come una cosa e può essere presa, usata e poi buttata. E infine: “vi trascineranno” (v. 12), vi
condurranno a forza. Insomma, se questi verbi indicano le opposizioni che attenderanno i discepoli nel bacino del Mediterraneo, dietro a essi vi è una violenza che si può manifestare nel quotidiano, nelle relazioni con i più prossimi, una violenza che può essere la nostra contro altri che ci sono vicini, che sono i nostri fratelli e le nostre sorelle. E in effetti, subito dopo Gesù parla della violenza tra famigliari, che certamente si riferisce in prima battuta a famiglie sconvolte dalla conversione al cristianesimo di un membro e che, non accettandola, operano delazioni od opposizione aperta, ma in profondità indica che il nemico è sempre l’amico, è il prossimo, il vicino: “Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi” (v. 16). Tuttavia, Gesù offre anche ai suoi discepoli e ai lettori del vangelo l’angolo visuale da cui considerare questa opposizione: è l’occasione di una testimonianza (v. 13). È come se dicesse: volgete questa situazione in occasione per vivere il vangelo, per amare chi non vi ama, anzi vi odia. Non rispondete al male con il male, ma cogliete queste inimicizie come occasione di vivere il vangelo. Queste sono le occasioni evangeliche per eccellenza, quelle in cui si può davvero mettere in pratica l’amore per il nemico. Insomma, non solo Gesù non sta parlando della fine del mondo, ma sta parlando del quotidiano che attende ogni cristiano.
Enzo Bianchi, fondatore di Bose

L'oggi storico è dunque il luogo di prova della perseveranza. Il discorso di Gesù cerca di volgere lo sguardo dei credenti a loro stessi e al fatto che conosceranno opposizioni, tradimenti, odio. C’è una violenza fisica che si scatenerà contro i discepoli di Gesù: “metteranno le mani su di voi” (v. 12), espressione che troviamo anche in Lc 20,19 a indicare l’aggressività scomposta e immotivata che si esprime con gesti fisici. Quindi: “Vi perseguiteranno” (v. 12), che annuncia le persecuzioni dei cristiani nella storia (cf. Lc 11,49), ma ancor prima parla della non sopportazione dell’altro e del diverso che porta a volerlo eliminare dalla propria vita. “Vi consegneranno” (v. 12): il riferimento è anzitutto a ostilità subite da parte di giudei e pagani, come appare dal riferimento a sinagoghe e prigioni, a re e governatori, ma designa anche il fatto che una persona viene trattata come una cosa e può essere presa, usata e poi buttata. E infine: “vi trascineranno” (v. 12), vi
condurranno a forza. Insomma, se questi verbi indicano le opposizioni che attenderanno i discepoli nel bacino del Mediterraneo, dietro a essi vi è una violenza che si può manifestare nel quotidiano, nelle relazioni con i più prossimi, una violenza che può essere la nostra contro altri che ci sono vicini, che sono i nostri fratelli e le nostre sorelle. E in effetti, subito dopo Gesù parla della violenza tra famigliari, che certamente si riferisce in prima battuta a famiglie sconvolte dalla conversione al cristianesimo di un membro e che, non accettandola, operano delazioni od opposizione aperta, ma in profondità indica che il nemico è sempre l’amico, è il prossimo, il vicino: “Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi” (v. 16). Tuttavia, Gesù offre anche ai suoi discepoli e ai lettori del vangelo l’angolo visuale da cui considerare questa opposizione: è l’occasione di una testimonianza (v. 13). È come se dicesse: volgete questa situazione in occasione per vivere il vangelo, per amare chi non vi ama, anzi vi odia. Non rispondete al male con il male, ma cogliete queste inimicizie come occasione di vivere il vangelo. Queste sono le occasioni evangeliche per eccellenza, quelle in cui si può davvero mettere in pratica l’amore per il nemico. Insomma, non solo Gesù non sta parlando della fine del mondo, ma sta parlando del quotidiano che attende ogni cristiano.
Enzo Bianchi, fondatore di Bose


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