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messaggio sarà esposto a distorsioni, a manipolazioni, e che vi saranno uomini disonesti e profittatori che useranno il suo messaggio per sfruttare le persone, per avere potere su altri, o anche solo per mero interesse. Dunque: nei tempi della storia il cristiano deve allenarsi al discernimento. Anzitutto per riconoscere l’inganno e opporsi alla manipolazione e alla falsificazione. Occorre infatti stare in guardia dai “molti” che si presenteranno come detentori della verità, che usurperanno il titolo cristologico “Io sono” (v. 8) per indurre qualcuno a seguirli. Queste persone usano parole e temi evangelici, ma alla fine al centro ci sono loro, non Gesù. Gesù, che con forza ha detto a diversi: “Seguimi!”, qui con altrettanta forza dice: “Non seguiteli”, non sprecate la vostra vita a farvi discepoli di persone dissennate e disoneste che usano il messaggio religioso per soddisfare il loro protagonismo e coprire la loro insania mentale o la loro disonestà. Gesù mette poi in guardia dal leggere senza discernimento eventi storici, soprattutto catastrofi naturali oppure guerre e sommosse, quasi che queste fossero segno di un intervento di Dio che punisce o che decreta una fine. Qui l’invito è: “non fatevi prendere dalla paura, dal terrore”, non lasciatevi colpire nell’immaginazione e nell’animo fino a perdere l’equilibrio e a vedere un segno apocalittico in ciò che è solo un evento della natura o un frutto delle colpe e dei peccati degli uomini, come una guerra. “Prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine” (v.9). Questi eventi tragici sono purtroppo il pane quotidiano della storia non i segni precursori di una prossima fine del mondo.
Se poi nei vv. 10-11 Luca mette in scena segni storici e cosmici, questi sì anticipatori della fine, tuttavia l’accento cade su ciò che deve avvenire prima ai cristiani. Con citazioni veterotestamentarie (Is 19,2) e riferimenti a cataclismi sconvolgenti tanto sulla terra che in cielo il discorso di Gesù anticipa quanto dirà nei vv. 25-26 circa gli eventi che apriranno la strada alla venuta gloriosa del Figlio dell’uomo (Lc 21,27). Ma appunto, l’attenzione di Luca si sofferma su quanto accadrà ai credenti e alle comunità cristiane “prima di tutto questo” (v. 12). E ciò che avverrà prima (vv. 12-19) rende la storia il luogo di esercizio della perseveranza e della pazienza. Persecuzioni e tradimenti, ostilità anche da parte di amici e famigliari potranno segnare la vita di coloro che aderiscono al Messia Gesù, ma grazie alla sofferta perseveranza essi potranno custodire la loro vita (cf. v. 19). Mentre patiscono la fine di relazioni e amicizie, mentre intravedono la loro stessa fine, essi possono conoscere la salvezza delle proprie vite e trarre come bottino, dalla battaglia che la vita e la storia impongono loro, la loro anima (cf. Ger 45,5). Il versetto finale della pericope evangelica orienta tutto il discorso: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (v. 19). Ci sono tempi difficili e bui in cui al credente è chiesto semplicemente di resistere, di rimanere saldo, di custodire l’interiorità, di mantenere la fede, di salvaguardare la propria umanità, di preservare la propria anima dal caos e dalla confusione. E questo sarà come chicco di grano caduto a terra che darà frutto. Scrisse Dietrich Bonhoeffer in tempi particolarmente duri e difficili, dal carcere di Tegel nel 1944: “Noi dovremo salvare, più che plasmare la nostra vita, sperare più che progettare, resistere più che avanzare. Ma noi vogliamo preservare a voi giovani, alla nuova generazione, l’anima con la cui forza voi dovrete progettare, costruire e plasmare una vita nuova e migliore”. La perseveranza che salva l’anima non è dunque nulla di intimistico, ma atto della responsabilità storica di chi osa pensare il futuro oltre e dopo di lui.

messaggio sarà esposto a distorsioni, a manipolazioni, e che vi saranno uomini disonesti e profittatori che useranno il suo messaggio per sfruttare le persone, per avere potere su altri, o anche solo per mero interesse. Dunque: nei tempi della storia il cristiano deve allenarsi al discernimento. Anzitutto per riconoscere l’inganno e opporsi alla manipolazione e alla falsificazione. Occorre infatti stare in guardia dai “molti” che si presenteranno come detentori della verità, che usurperanno il titolo cristologico “Io sono” (v. 8) per indurre qualcuno a seguirli. Queste persone usano parole e temi evangelici, ma alla fine al centro ci sono loro, non Gesù. Gesù, che con forza ha detto a diversi: “Seguimi!”, qui con altrettanta forza dice: “Non seguiteli”, non sprecate la vostra vita a farvi discepoli di persone dissennate e disoneste che usano il messaggio religioso per soddisfare il loro protagonismo e coprire la loro insania mentale o la loro disonestà. Gesù mette poi in guardia dal leggere senza discernimento eventi storici, soprattutto catastrofi naturali oppure guerre e sommosse, quasi che queste fossero segno di un intervento di Dio che punisce o che decreta una fine. Qui l’invito è: “non fatevi prendere dalla paura, dal terrore”, non lasciatevi colpire nell’immaginazione e nell’animo fino a perdere l’equilibrio e a vedere un segno apocalittico in ciò che è solo un evento della natura o un frutto delle colpe e dei peccati degli uomini, come una guerra. “Prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine” (v.9). Questi eventi tragici sono purtroppo il pane quotidiano della storia non i segni precursori di una prossima fine del mondo.
Se poi nei vv. 10-11 Luca mette in scena segni storici e cosmici, questi sì anticipatori della fine, tuttavia l’accento cade su ciò che deve avvenire prima ai cristiani. Con citazioni veterotestamentarie (Is 19,2) e riferimenti a cataclismi sconvolgenti tanto sulla terra che in cielo il discorso di Gesù anticipa quanto dirà nei vv. 25-26 circa gli eventi che apriranno la strada alla venuta gloriosa del Figlio dell’uomo (Lc 21,27). Ma appunto, l’attenzione di Luca si sofferma su quanto accadrà ai credenti e alle comunità cristiane “prima di tutto questo” (v. 12). E ciò che avverrà prima (vv. 12-19) rende la storia il luogo di esercizio della perseveranza e della pazienza. Persecuzioni e tradimenti, ostilità anche da parte di amici e famigliari potranno segnare la vita di coloro che aderiscono al Messia Gesù, ma grazie alla sofferta perseveranza essi potranno custodire la loro vita (cf. v. 19). Mentre patiscono la fine di relazioni e amicizie, mentre intravedono la loro stessa fine, essi possono conoscere la salvezza delle proprie vite e trarre come bottino, dalla battaglia che la vita e la storia impongono loro, la loro anima (cf. Ger 45,5). Il versetto finale della pericope evangelica orienta tutto il discorso: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (v. 19). Ci sono tempi difficili e bui in cui al credente è chiesto semplicemente di resistere, di rimanere saldo, di custodire l’interiorità, di mantenere la fede, di salvaguardare la propria umanità, di preservare la propria anima dal caos e dalla confusione. E questo sarà come chicco di grano caduto a terra che darà frutto. Scrisse Dietrich Bonhoeffer in tempi particolarmente duri e difficili, dal carcere di Tegel nel 1944: “Noi dovremo salvare, più che plasmare la nostra vita, sperare più che progettare, resistere più che avanzare. Ma noi vogliamo preservare a voi giovani, alla nuova generazione, l’anima con la cui forza voi dovrete progettare, costruire e plasmare una vita nuova e migliore”. La perseveranza che salva l’anima non è dunque nulla di intimistico, ma atto della responsabilità storica di chi osa pensare il futuro oltre e dopo di lui.


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